Fare chiarezza è quanto mai necessario
di Gian Paolo Zanetta
Presidente Federsanità Anci Piemonte
Tiziana Frittelli
Presidente ff Federsanità Anci
Con grande tempestività (le disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo
4 agosto 2016, n. 171 in materia di dirigenza sanitaria sono state apportate con il D.Lgs. 26-
7-2017 n. 126), il Ministero della Salute ha pubblicato l’avviso pubblico per la formazione
dell’elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di direttore generale delle aziende
sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale.
Tutto il mondo sanitario ha visto con favore il tentativo, per la prima volta, di corredarsi
di una classe dirigente nel mondo sanitario con caratteristiche tecnico professionali
omogenee sul territorio nazionale, in un momento in cui, a fronte della indubbia capacità
dimostrata negli anni da parte di professionisti che hanno consentito alla nostra Sanità di
essere considerata tra le migliori al mondo, occorre alzare l’asticella tecnica dei manager
per la crescente complessità dettata dalla situazione congiunturale che attraversa il Paese
e dal cambiamento del panorama epidemiologico: l’invecchiamento della popolazione
ha creato esigenze socio-assistenziali che meritano una grande competenza tecnica nella
capacità di programmazione e gestione.
Va dato, quindi, il merito a questo Governo, e al Ministro Lorenzin in particolare,
che vogliamo ringraziare sentitamente, di aver voluto, per la prima volta nel nostro
Paese, creare un elenco nazionale di manager, dal quale le Regioni possano selezionare i
direttori generali delle loro strutture. Ci auguriamo che il passo successivo sia di rivedere
la situazione stipendiale dei direttori generali, chiamati ad un compito sempre più
complesso (si pensi alle mega Asl) e, giustamente, irto di responsabilità, mentre, dal punto
di vista economico, la situazione è ferma al 2001, non adeguata neppure a quella dei
CCNNLL (sicchè spesso il Direttore Generale percepisce una remunerazione inferiore
a quella dei propri Direttori di Dipartimento) ed inferiore a quella dei loro colleghi dei
Ministeri, che svolgono certamente una fondamentale attività di alta programmazione,
ma, probabilmente, meno complessa sul versante operativo, che, per un dg della sanità va
dalla quotidiana gestione dell’emergenza a quella della programmazione dei bisogni di
un territorio spesso disomogeneo e complicato.
Ci permettiamo, tuttavia, di sollevare alcune perplessità sul bando pubblicato, che
vogliono essere un contributo collaborativo, anche in prospettiva futura. L’interesse
generale e’ quello di avere in sanità la migliore classe dirigente. Nessuno ha le soluzioni
a portata di mano e i metodi vanno sperimentati sul campo e, comunque, meglio partire
ed, eventualmente, rettificare in corso d’opera, che aspettare un bando presuntivamente
perfetto per non fare la fine di Grand, ne “La peste” di Camus, che, alla ricerca della frase
perfetta per scrivere un capolavoro, muore senza aver scritto neppure una riga.
Tuttavia ci pare che alcune distonie ci siano. Per esempio meriterebbe un
approfondimento il moltiplicatore assegnato all’esperienza dirigenziale, sia perchè risulta
maggiore per la dirigenza degli assessorati, del ministero e degli enti vigilati che per chi ha
operano all’interno delle strutture sanitarie “in prima linea”; inoltre, riteniamo che pochi
direttori della Sanità abbiano potuto utilizzare il moltiplicatore in caso di raggiungimento
degli obiettivi economico-finanziari e di salute, pur avendoli raggiunti, perchè in molti casi
non sono ancora intervenute le valutazioni regionali, mentre il moltiplicatore, superiore
come detto, affidato al periodo di dirigenza presso assessorati e ministeri prescinde da
qualunque valutazione. Peraltro, nel bando non viene neppure specificato il grado di
raggiungimento degli obiettivi previsto. In secondo luogo, solleva qualche perplessità
la presenza, tra i titoli professionali, di un alto punteggio per la specializzazione che
sicuramente avvantaggia i medici plurispecialisti, e, ancor più un altissimo punteggio
attribuito al dottorato di ricerca, quasi sempre preludio di una carriera universitaria.
Non sembrerebbe esserci spazio, ad esempio, per una seconda laurea. Un dottorato
di ricerca vale come la direzione di una grande Asl per 5-7 anni. Ci auguriamo che in
una prospettiva futura si possa tornare a discutere dei criteri di accesso alla carriera
manageriale per la sanità.